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Come si calcola lo stipendio netto mensile

17/03/2021

Quando si cerca online “come si calcola lo stipendio netto” o “come leggere la busta paga” solitamente viene proposto un calcolatore che restituisce il risultato fornendo i dati richiesti.

L’obiettivo di questo articolo non è però quello di fornire il dato finale ma di spiegare come si ottiene quel risultato. Se sei interessato invece a una consulenza personalizzata, per capire come calcolare o controllare il tuo stipendio netto mensile non esitare a contattarmi.

Retribuzione lorda mensile

La retribuzione, stipendio o salario è definita dai contratti nazionali di lavoro (CCNL). Per conoscere l’importo del proprio stipendio si deve far riferimento al contratto individuale di lavoro. In altre parole, il CCNL determina l’importo minimo della retribuzione, in base a dei parametri che vedremo più avanti, ma è la contrattazione individuale che definisce l’ammontare spettante.

Tornando alle previsioni dei contratti nazionali di lavoro, essi determinano la misura minima, di base, della retribuzione mensile, in funzione di alcuni parametri tra quali: la categoria legale (operai, impiegati, quadri e dirigenti), il livello di inquadramento e l’anzianità del lavoratore.

Si deve precisare che il contratto nazionale di lavoro applicato è individuato in base all’attività svolta dal datore di lavoro e non ha alcuna influenza l’attività svolta dal singolo lavoratore dipendente (ne discende, a titolo di esempio, che il rapporto di lavoro dell’autista di una ditta di costruzioni edili incaricato del trasporto dei materiali di costruzione sarà regolato dal CCNL delle imprese edili e non da quello del settore delle aziende di trasporto).

Sempre all’interno dei CCNL si trovano i “coefficienti” o “divisori contrattuali” necessari per calcolare l’importo giornaliero e/o orario della retribuzione. Essi variano in base al CCNL; nel contratto del commercio il coefficiente giornaliero è 26, invece quello orario è 168; nel CCNL dell’Edilizia  Artigianato il divisore giornaliero è di 25 e quello orario è di 173. Facciamo un esempio: se la retribuzione mensile, di un impiegato 5° livello del CCNL Commercio Confcommercio, è pari a 1.511,02 euro la sua retribuzione giornaliera è di 58,11 euro (1.511,02/26) invece quella oraria e di 8,99 euro (1.511,02/168).

Tipologie di retribuzione

La retribuzione che un lavoratore riceve può essere mensilizzata oppure oraria. Nel primo caso, si parla di stipendio, mentre, nel secondo caso di salario. Di solito, la prima è riconducibile agli impiegati e la seconda agli operai, ma non è una regola. Tantissimi operai vengono pagati con retribuzioni calcolate a giorni e non a ore.

Vediamo ora quali sono le differenze tra lo stipendio e il salario. Lo stipendio è calcolato in misura fissa mensile. Ne consegue che agli impiegati viene erogato lo stesso importo in quanto l’ammontare viene sempre calcolato su 26 giorni indipendentemente dal numero di giorni lavorati nel mese. Nel caso degli operai il salario sarà quasi sempre diverso da un mese all’altro in quanto viene calcolato in base alle ore effettivamente lavorate nel periodo.

Per esempio: nel mese di febbraio (ipotizzando 20 giorni lavorativi di 8 ore ciascuno) verranno retribuite 160 ore, nel mese di maggio (ipotizzando in questo caso 23 giornate lavorative sempre di 8 ore ciascuna) verranno pagate 184 ore.

La contrattazione collettiva indica la retribuzione lorda mensile e tutti i CCNL prevedono almeno una retribuzione supplementare, meglio conosciuta come la tredicesima mensilità o gratifica natalizia, da corrispondere obbligatoriamente nel mese di dicembre. I contratti collettivi di alcuni settori stabiliscono la corresponsione nel corso dell’anno di una quattordicesima mensilità o di ulteriori mensilità aggiuntive.

Calcolo stipendio netto

Lo stipendio netto mensile o la retribuzione mensile netta è l’importo che il datore di lavoro deve corrispondere al lavoratore. Tale importo è il risultato di complesse operazioni di calcolo necessarie a determinare l’ammontare dei contributi previdenziali e delle imposte, a carico del dipendente, che il datore di lavoro deve versare insieme a quelli di sua competenza allo Stato.

Procediamo per gradi: il primo passaggio è il calcolo dell’importo dei contributi previdenziali. Per determinarli si calcola il 9,19% oppure il 9,49% della retribuzione lorda mensile, in base all’inquadramento aziendale e al numero totale dei dipendenti. Tale importo si deve detrarre dalla retribuzione lorda ottenendo così l’imponibile fiscale.

Ovviamente ci sono altri contributi a carico del lavoratore, obbligatori o meno, che abbassano l’imponibile fiscale, come ad esempio il contributo al fondo di assistenza sanitaria (nel settore del commercio il Fondo Est) o al fondo di previdenza complementare. Parimenti esistono degli elementi economici/retributivi esclusi dall’imponibile contributivo in base alle previsioni di legge, ma non saranno trattati in quest’articolo.

Calcolo Irpef busta paga

Una volta ottenuto l’imponibile fiscale si deve procedere con il calcolo dell’imposta lorda. Tale imposta è determinata applicando all’imponibile fiscale le aliquote per scaglioni di reddito:

  • fino a 15.000 euro si applica il 23%
  • oltre 15.001 euro e fino a 28.000 euro il 27%
  • oltre 28.001 euro e fino a 55.000 euro il 38%
  • oltre 55.001 euro e fino a 75.000 euro il 41%
  • oltre 75.001 euro il 43%.

Gli scaglioni sopra indicati sono annuali, invece a base mensile sono i seguenti:

  • fino a 1.250 euro si applica il 23%
  • oltre 1.251 euro e fino a 2.333,33 euro il 27%
  • oltre 2.334,33 euro e fino a 4.583, 33 euro il 38%
  • oltre 4.584,33 euro e fino a 6.250 euro il 41%
  • oltre 6.251 euro il 43%.

L’Irpef nella busta paga mensile viene sempre calcolato con gli scaglioni mensili; a dicembre invece viene effettuato il calcolo del conguaglio e l’importo delle imposte viene ricalcolato partendo dell’importo fiscale annuo e applicando gli scaglioni annuali.  Il sistema di tassazione è basato sul principio della ritenuta alla fonte. Questo significa che sarà il datore di lavoro a calcolare l’importo delle imposte e a versarlo allo Stato per conto del lavoratore.

Anche in questo caso per capire quanto paga un dipendente di Irpef in busta paga facciamo un esempio: l’imponibile fiscale mensile è di 2.200 euro, per i primi 1.250 euro si calcola il 23% (1.250*23% = 287,50 euro) per la differenza tra 2.200 e 1.250 si deve invece calcolare il 27% (2.200 – 1.250 = 950*27% = 256,50 euro), sommando 287,50 e 256,50 individuiamo il totale dell’imposta lorda del mese ovvero: 544 euro.

Sembra sia finita ma non è così! L’imposta lorda è un importo grezzo che viene abbattuto dalle detrazioni d’imposta. Per i rapporti di lavoro le principali detrazioni sono: per lavoro dipendente, per famigliari a carico, ulteriore detrazione, quest’ultima è una novità in vigore da luglio 2020.

Le detrazioni sono calcolate in base all’ammontare del reddito complessivo attraverso delle formule specifiche sia per quelle per lavoro dipendente che per quelle per i familiari a carico.

Ipotizzando per la retribuzione utilizzata nell’esempio precedente pari a 2.200 euro di imponibile Irpef, un importo per detrazioni da lavoro dipendente a base mensile di 100 euro, possiamo determinare l’importo dell’imposta netta che altro non è che la differenza tra l’imposta lorda e le detrazioni: 544 – 100 = 444 euro.

Di seguito si riportano le formule per calcolare le detrazioni da lavoro dipendente, distinte per le due fasce di reddito: da 8.000 euro sino a 28.000 euro e da 28.001 a 55.000 euro di reddito complessivo annuo.

 

 

 

Calcolo netto busta paga

Ci stiamo avvicinando! Dopo aver individuato l’imponibile contributivo, l’ammontare dei contributi, l’imponibile fiscale e l’imposta netta si può calcolare finalmente l’importo netto in busta paga. Questo è il risultato della seguente operazione:

NETTO IN BUSTA PAGA = imponibile fiscale – imposta netta

L’importo netto può aumentare se si ha diritto al trattamento integrativo o alla ulteriore detrazione, in vigore dal 01 luglio 2020.

Il trattamento integrativo sostituisce il bonus Irpef e passa dagli 80 euro mensili a 100 euro. Spetta a chi percepisce un imponibile fiscale annuo da lavoro dipendente o assimilato tra 8.174 e 28.000 euro.

Può percepire invece l’ulteriore detrazione chi ha un reddito da lavoro dipendente annuo tra 28.001 e 40.000 euro. L’importo decresce all’aumentare del reddito e per conoscere quello esatto si deve applicare la seguente formula:

 

 

 

Gli assegni familiari possono essere incassati dai lavoratori dipendenti che hanno i requisiti indicati dall’Inps  visibili al seguente link https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=50091.

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Consulenza per imprese liberi professionisti dipendenti e privati in ambito Fiscale e del Lavoro.
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© 2020 | MIRELLA MUSAT – p.iva 11927420015

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